Sicuramente uno dei motivi per venire a Saint Laurent du Maroni è per visitare il Campe de la Transportation. In questo bagno penale, è stato rinchiuso il famigerato Henri Charrière o meglio noto come Papillon.
È un’esperienza davvero formativa passeggiare nella prigione, osservare le strette celle e ascoltare i vari aneddoti, spiegati dalla guida. É come fare un salto nel passato.
Gli Argomenti del Post
Breve cenno storico
Il bagno penale fu aperto nel 1853 e chiuso solo dopo la Seconda Guerra Mondiale nel 1945 e furono richiusi ai lavori forzati circa 70.000 persone.
I detenuti arrivavano a St. Laurent dopo un lungo viaggio in nave, duro e massacrante (molti sbarcavano già morti) e venivano smistati in base al crimine commesso.
La visita guidata
Durante la visita si possono osservare le scritte originali delle diverse zone in cui venivano messi i prigionieri: i trasportati, erano i detenuti obbligati ai lavori forzati, i recidivi invece erano quelli stati di nuovo colti in fragranza di reato.
Infine c’erano i detenuti ritenuti “liberi”, ma per poter andare via dalla Guyana, dovevano versare una certa somma in denaro per affittare la piroga. Sovente questi soldi venivano utilizzati per festeggiare l’avvenuta liberazione. Quindi, molte volte, i detenuti ritornavano a commettere crimini.
I detenuti politici, come Alfred Dreyfus, venivano invece mandati nell’Isola della Salute, nelle vicinanze di Kourou (attualmente chiusa). La vita qui era sicuramente molto più difficile e dura.

Cella della tortura: il detenuto veniva posto in isolamento e fissato ad una tibia per due giorni interi senza possibilità di muoversi.
Proseguendo il percorso, si entrare dentro le minuscole prigioni, i bagni e la zona del Tribunale Speciale.
In questo Tribunale erano giudicati i detenuti che avevano cercato di evadere dal carcere con tre diverse pene: la carcerazione, la reclusione in cella e la “pena di morte” attraverso la ghigliottina.
La Ghigliottina
Questa arma non era fissata al terreno, ma veniva ogni volta trasportata nel cortile del carcere.
Attualmente la ghigliottina originale è custodita all’interno di una stanza e non è visibile al pubblico.
Dal racconto, si comprende che il giustiziato, veniva accompagnato al patibolo dai suoi compagni. Il rituale prevedeva, che i detenuti fossero ubriachi, il giorno della pena. Le teste dei detenuti uccisi, venivano conservate nell’ospedale e successivamente analizzate per osservare se avessero caratteristiche comuni. Molto macabro…!
Un altro oggetto originale che si trova nel carcere, è un carro in ferro. Veniva trasportato dagli stessi detenuti per diversi chilometri (circa 15), sotto il sole cocente della Guyana. Rappresentava uno dei vari lavori forzati inflitti ai condannati.
Papillon
Per chi ha amato Papillon, tratto dal libro scritto dal detenuto Henry Charchierre, non può non ammirare da vicino la cella numero 47, proprio qui è stato detenuto per parecchi anni il protagonista del romanzo, la dimostrazione é il nome inciso sul pavimento. Davvero emozionante.
Nelle altre celle si possono notare altre scritte con altri nomi di detenuti, messaggi lasciati prima di morire o segni per contare il tempo rimanente alla scarcerazione.
Negli anni ’30 si iniziò a considerare questa prigione e quelle delle isole della Salute troppo dure per le condizioni di vita. Fu solo alla fine della Seconda Guerra Mondiale che furono finalmente chiuse.
Quando è terminata la visita guidata ci siamo sentiti nuovamente “liberi”. Solo a quel punto ci siamo domandati: a poche ore dalla vostra condanna a morte, cosa scrivereste e a chi…?
Info e Costi
Il costo del biglietto è di 6,00€ p/p, acquistabile solamente presso l’ufficio turistico. Le visite, solo guidate e in lingua francese, durano circa 90 minuti! Ci sono due tours al giorno, uno al mattino ed uno al pomeriggio, gli orari sono variabili.
Terribile ma sono luoghi che devono essere visti e raccontati. La crudeltà umana non ha eguali ma ogni vittima avrà voce se noi sapremo e racconteremo.
raccontare quello che si vive e osserva durante il viaggio è davvero importante, hai ragione!